sabato 26 luglio 2014

Macco per le strade di Ruffano alla ricerca della Scurlisciente (e del perché quando l'han pronunciato non ci abbiamo capito niente!)

Squadra: Macco

Cercatori: Francesca, Esther; Andrea, Federica, Roberto.

Narratrice: Giovanna



-"Sulla Scurlisciente ("Cosa?" dice Federica "Come si chiama?" contemporaneamente e all'unisono esclamano Francesca ed Esther ) mi sporcavo sempre e la mamma mi rimproverava!"- 

Ruffano ci ha accolti con l'invito a scoprire la misteriosa Scurlisciente e la piazza allestita a festa: grandi impalcature di luminarie fronteggiano le facciate del Palazzo Baronale del Paese e della Chiesa Madre. In realtà, la festa di San Marco è già passata, ma le impalcature sono ancora lì; si sa, il Salento è sonnacchioso, perché fare oggi ciò che si può rimandare a domani? Nell'attesa di ricongiungerci tutti e prima di scatenare l'"inferno" (seguendo il regolamento del gioco), siamo stati rinfrancati (da cosa non si sa dato che le fatiche chiccèccèesi dovevano ancora avere inizio) da un ottimo caffè offertoci dagli amici della Farmacia dei Sani, delizioso ristorantino nel cuore del centro storico della cittadina. 

Caffè offerto ad entrambe le squadre ovviamente, per par condicio. Noi si fa così in Salento, si fa la pausa ancor prima di iniziare un'attività, checefrega! Si parte: i Macco sono agguerritissimi, ma non sanno ancora che la Scurlisciente è lì, ad attenderli impietosa. Ci si inoltra nelle viuzze del borgo antico, Ruffano ha conservato l'immagine della città storica quasi integralmente, viuzze strette nel borgo più antico che tra salite e discese, conducono alla piazza principale. 

E proprio in una di queste viuzze, la signora Tetta (Antonietta) ci accoglie. La incontriamo seduta fuori dall'uscio e ci osserva incuriosita: "Signora possiamo disturbare un momento?" chiede Francesca; lei, vivace e contenta di poterci capire qualcosa di questo gruppetto che si aggira curiosando, raccoglie prontamente (conferendoci 1 punto). La signora Tetta è una fioraia e lo dimostrano i vasi di fiori e piante in quantità cospicue sui suoi davanzali, una targa ricorda il primo posto conquistato al concorso ruffanese "Balconi e Verande". 
Roberto e Andrea, con l'arte della maieutica salentina, recuperano ben tre ricette: arancini di riso, melanzane ripiene e la più importante fra tutte, quella dei cecamariti, che Francesca ha inteso come "cerca mariti" per buona parte della nostra passeggiata ruffanese (nell'attesa di chiarire le idee a Francesca intaschiamo 10 punti per la video ricetta). 

 

Tetta poi ci illustra la Magnalonga, ovvero questa gara culinaria che si svolge lungo le vie del centro storico in agosto, a cui partecipa tutto il paese. Visitiamo la cantinola (e son altri 5 punti) e infine entriamo in casa (sommando ancora 5 punti) ad abbeverarci di succhi di frutta e acqua (il rinfresco ci vale 10 punti), dopo essere stati invitati ovviamente. 

Non riusciamo a capire se profumino di più i fiori o la casa appena pulita; per capire ciò Federica si informa con Tetta di quali detergenti si serva: amene conversazioni di economia domestica. 
Una foto di gruppo con insolito sfondo è il nostro saluto a Tetta. 

Proseguiamo lungo il borgo antico e incontriamo un'altra signora Tetta che forma un terzetto con due altre signore, rumene presumibilmente (e son 3 punti). 

 Ruffanese pura, in lingua locale difficilmente interpretabile, sentiamo evocare per la prima volta la Scurlisciente, ma nessuno di noi riesce a capire di cosa si tratti. 

E' sempre Roberto ad intrattenere la conversazione, con incursioni di Andrea. Ci racconta anche del gioco dei Paddhi, una sorta di lancio di sassolini; ma l'ombra oscura della Scurlisciente aleggia su di noi: decidiamo di andarla a cercare. Salutiamo la signora Tetta e proseguiamo. 

Incrociamo tre signore sul balcone di casa, bisogna fare una discreta scalinata per salutarle (la fatica è ripagata con 3 punti): "Buonasera" , dice Giovanna, passando la parola immediatamente ai maschietti che catturano l'attenzione delle nonne, nel frattempo Federica, Esther e Francesca perlustrano il terrazzo. 
Sono due sorelle, Anna e Carmela e l'amica Domenica; ci dicono che hanno preparato i minchiareddhi per la domenica e ce ne regalano una manciata, un regalo che vale 35 punti! Ci raccontano la ricetta dei minchiareddhi e come si fanno. 


Dopo un'occhiata dal loro balcone, salutiamo e ci incamminiamo nuovamente, in un vicolo laterale. 
Sull'uscio di casa un simpatico autoctono ci consiglia (1 punto) di vedere il bellissimo portale ad arco della signora Assunta. 
Nel mentre, una signora vestita di scuro ci vede: "Signora, mi scusi, posso disturbarla?" dice Giovanna (intascando 1 punto). La signora risponde che sì, ma sembra un po' diffidente. Dopo che Giovanna le spiega che il gruppetto ha solo l'obiettivo di conoscere la storia di Ruffano e le sue caratteristiche, la signora Teresa assume un atteggiamento meno guardingo: "La mia casa è del 1592 e c'è la data sulla volta in casa". 
Ci brillano gli occhi e Giovanna, che per convincere la signora ha dovuto dire di essere una ricercatrice dell'università (che se deve fa'), chiede di entrare a vederla. La signora acconsente (ignara di consegnarci 5 punti) ma senza concedere mai grande confidenza. 
La casa ha la classica struttura delle abitazioni storiche, una stanza dopo l'altra. 

Teresa ci racconta che la copertura originaria della prima stanza era a cannizzu, la tipica copertura delle case antiche e che la famiglia proprietaria della casa era dei Ruffo, a cui tra l'altro è dedicata la via. Dopo averci offerto dei cioccolatini (insieme ai canonici 5 punti), ci congediamo e proseguiamo. La Scurlisciente ci chiama. 


Un portale bellissimo decorato con elementi fitomorfi, tipici dell'architettura leccese seicentesca e settecentesca, attira la nostra attenzione, ma la scritta LUTTO ci fa purtroppo desistere nonostante le iniziative di Roberto. 
La signora Assunta, plurinominata da tutte le persone precedentemente incontrate, proprietaria della corte e del portale suddetto non ci risponde. E' in lutto da tre anni. Proseguiamo a malincuore. 

Incontriamo un gruppetto di traslocatori, che tentano di far passare un divano lungo tre metri per uno spazio ristrettissimo, Andrea e Roberto si offrono di aiutarli, ma la fatica risulta improponibile e soprattutto inutile (unica utilità i 3 punti guadagnati). 
Proseguiamo e ci ritroviamo in uno slargo piccolo e finalmente dinnanzi a noi appare la mitica Scurlisciente


Altro non è che la copertura a spiovente dell'entrata di un grandissimo frantoio ipogeo, grande quanto tutto lo slargo. Tre allegre sorelle ci accolgono con molta simpatia (e con 3 punti in dote) e ci raccontano della Scurlisciente che tanto divertimento ha procurato alli piccinni dellu paise e della loro vita: sono Marisa, Mimina e Alida. 
Marisa è quella che ha sempre lavorato e non sa nulla di faccende domestiche e nulla ne vuole sapere, Mimina è invece la cuoca di casa, oltre che la ricamatrice, e noi abbiamo la fortuna di assaggiare la sua cucina con la cheesecake che ci offre preparata per il compleanno di Alida (5 punti). Cantiamo buon compleanno e coroniamo la simpatica chiacchierata con una foto di gruppo e la Scurlisciente svettante dietro di noi. 

 

Mentre si fa per andar via incontriamo la signora Anna che ci racconta di non esser di Ruffano ma di Montesardo (1 punto). 

Raggiungiamo la piazza e due signori anziani (2 punti) sono seduti sotto una statua di San Francesco con il braccio mozzato, ci raccontano che pur essendo Sant'Antonio da Padova il protettore del paese è molto sentita anche la devozione a San Francesco. 

Giuseppe Nuzzo, uno dei tre signori, fabbro, ci porta a visitare il suo frantoio ipogeo che dice di essere del 1400 e che esiste un documento che lo dimostra e di cui ne è proprietario (ci inabissiamo e sommiamo 5 punti). 
Sentendo questo a Giovanna si aprono le orecchie e chiede di poter vedere il documento in questione, ma Giuseppe dice che lui non ha idea di dove sia perché l'ha conservato la moglie. Giovanna è triste. Giuseppe ci dice che il suo frantoio era prima collegato con quello della Scurlisciente e che costituivano un unico grande frantoio, poi la porta di collegamento è stata murata da Giuseppe stesso. 

Una volta nel frantoio ci mostra le sue opere in ferro: è davvero bravo. Nel frantoio c'è una temperatura inferiore di 10 gradi. Quasi assiderati, risaliamo e Giuseppe ci ospita in casa sua (regalandoci 5 punti). Ci offre dell'acqua (e 5 punti) anche se effettivamente, forse ci sarebbe servito un the caldo in quel momento. Roberto irrompe nuovamente con la sua dialettica e ci fa raccontare da Giuseppe cos'erano le traie, cioè una specie di aratri, e i tragni, ovvero degli aggeggi per tirare su l'acqua dai pozzi. Lui li fabbrica ancora assieme agli aratri e li espone nei mercatini di Gallipoli, Tricase e Galatina. 

 

Ci spiega pure, nella sua maestria, cos'erano i rocci, ovvero dei ganci per tirare su i secchi quando cadevano nei pozzi. Lui è un emigrato "alla Germania" e dopo 18 anni è tornato a casa. 

Proseguiamo, l'ora lo consente ancora, e tre anziane nonnine Teresa, Lucia e Tetta (alias 3 punti) ci scrutano dalla porta di un'abitazione; le salutiamo e, dopo la diffidenza iniziale, ci accolgono in casa (5 punti) e ci raccontano di un tentativo di furto o truffa che hanno subito da sconosciuti che erano entrati in casa con una scusa. 

Ci siamo sentiti chiamati in causa e alquanto imbarazzati; ma loro, molto allegre e disinvolte, ci hanno poi raccontato una ricetta. Salutiamo e diciamo loro di stare attente.
Mentre imbocchiamo la via del ritorno incontriamo un giovane signore in scooter, Lucio (l'approccio vale 1 punto). Gli raccontiamo cosa facciamo e lui ci racconta dei giochi della sua infanzia ("‘nu cuntu" che ci frutta 15 punti) ovvero mazza zingara e uno monta la luna. 
La maggior parte di noi non li ha mai sentiti nominare ma Roberto non si smentisce, conosce anche questo! 


Stiamo per ritornare al punto di partenza quando un signore anziano incuriosito ci scruta, noi lo fermiamo (1 punto) e gli chiediamo la ricetta degli gnummareddhi. 

 

Giunti quindi in piazza, siamo nuovamente catturati dalla bellezza e dalle dimensioni del palazzo Baronale, ora Pizzolante. Il palazzo di fatto circonda e chiude il versante sud-est della piazza. E' sostanzialmente conservato ma intaccato, in parte irreversibilmente, dall'incuria del tempo e dell'uomo. 

Conclude la nostra passeggiata un rifocillante aperitivo offertoci nuovamente dalla Farmacia dei Sani. Ci viziano! Contenti e divertiti salutiamo Ruffano, una bellezza inaspettata e quasi intatta nella struttura, ed un paesaggio urbano fatto di vicoletti che riporta indietro in un tempo che non c'è più.

Reduce da una sconfitta di misura nella precedente tappa di Copertino, la squadra "Macco" totalizza 138 punti nella tappa di Ruffano e si realizza così un inedito risultato: il pareggio con la squadra avversaria, "Micco", il cui tour potete leggere qui. Ci si prepara così alla prossima sfida del "Salento Express". E, ovviamente, #chicceccè!

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